La chiesa di Povolaro, titolata a San Sebastiano, è citata come parrocchia autonoma, fin dai primi documenti ad essa riferiti (atto del 1483). Al 9 maggio 1909 risale la posa della prima pietra della chiesa attuale e al 1952 la sua consacrazione, mentre era parroco don Luigi Pascoli. L’edificio è ascrivibile alla stagione classicheggiante di Gerardo Marchioro, architetto vicentino che operò a cavallo tra il XIX e XX secolo e fu molto apprezzato soprattutto come progettista per l’architettura ecclesiastica. La facciata della chiesa di ordine monumentale presenta un grande portale fiancheggiato da due colonne ioniche, sostenenti un timpano dentellato. Nelle pareti tra gli intercolumni si aprono due nicchie con le statue dei santi Sebastiano e Rocco, invocati l’uno per salvare e l’altro per guarire dalla peste. Il luminoso interno si sviluppa in un’unica navata, il presbiterio è separato dall’aula tramite due candide colonne corinzie e ospita un piccolo coro esagonale. Lo spazio dell’aula è ampio e scandito ritmicamente da un’intelaiatura architettonica bianca costituita da lesene corinzie e modanature che emergono dalle pareti e dal soffitto dipinti in rosa chiaro.

Quattro piccole cappelle laterali animano la pianta longitudinale affacciandosi alla navata tramite archi a tutto sesto. Quelle prossime all’altare presentano due altari settecenteschi (1716 e 1719) dedicati l’uno alla Vergine del Rosario, l’altro alla Madonna della Cintura. Presso quest’ultimo altare si trova la pala con la Madonna della Cintura con sant’Agostino, sant’Antonio abate e santa Monica. L’opera è firmata da Iseppo Tommasini, allievo di Giulio Carpioni, e datata 1714. Altri dipinti sono degni testimoni dell’antica storia della parrocchiale: una tela con Vergine e i santi Sebastiano e Rocco, Rocco e Antonio da Padova (forse del XVIII sec), un piccolo ma interessante dipinto del Battesimo di Cristo della bottega dei Maganza (XVII sec) e infina una seicentesca Madonna con Gesù Bambino e San Valentino ascrivibile ai modi di Carpioni. Questa bella tela era di certo una pala di un altare, forse secentesco, oggi scomparso. Infine, le due cappelle vicine all’ingresso e il soffitto di aula e presbiterio sono affrescati da Silviano Vecchiato di Dueville, un artista contemporaneo degno di interesse per l’abilità tecnica, la personale interpretazione delle scene sacre e l’uso dei colori accesi e dei toni cangianti.

Fonte “La Voce dei Berici”