RIMASERO IN DUE, LA MISERA E LA MISERICORDIA

Il Vangelo della V^ domenica di Quaresima presenta l’incontro tra Gesù e la donna adultera che sta per essere lapidata (Gv 8,1-11).

Sant’Agostino, quando arriva al punto in cui sulla scena restano soltanto Gesù e la donna, con l’essenzialità e la forza della lingua latina, dice: relicti sunt duo, misera et misericordia(rimasero in due, la misera e la misericordia).

Come a dire che c’è una disparità profonda tra colui che incarna la misericordia nella sua stessa persona e colei che, nonostante il suo peccato, non è la miseria ma semplicemente una misera.

In questa definizione c’è l’infinita distanza tra l’essere peccato e l’essere peccatore, distanza che è alla base del perdono donato da colui che, invece, non è solo misericordioso, ma è la misericordia.

Tutto l’opposto noi che spesso identifichiamo il peccatore con il peccato: tu sei quel peccato.

Anche oggi come Domenica scorsa il figlio ritornato a casa non è giudicato dal Padre misericordioso che sa vedere in noi anche un solo pezzettino di bene e da lì tirar fuori persone nuove, risorte.

Ed ogni gesto di perdono è una resurrezione già iniziata.